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mercoledì 3 dicembre 2014

BLITZ QUOTIDIANO

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La banconota da 300 euro spesa nella terra della Merkel

di Alessandro Camilli

ROMA – Si apprende dalle cronache che una banconota da 300 euro è stata spesa con successo in Germania. La storia contiene e sprigiona molto più di quanto non sintetizza la fredda cronaca.
Primo: la banconota non era falsa. Era molto di più che falsa e molto di meno che falsa, era altro dal falso: era inventata. Falso si definisce copia dell’autentico artefatta, fabbricata per ingannare. I 300 euro autentici non esistono, non c’è la banconota vera da imitare. Un biglietto da 300 euro è quindi più, meno e altro dal falso. E’…che cosa è?
Secondo: già, cosa è? Perché dei falsari, falsari organizzati, professionisti del ramo, in grado di conferire alta qualità ai prodotti, alle bancone false, dominanti sul mercato (si attribuisce loro il 90% della contraffazione di euro sul pianeta) si prendono la briga di stampare il falso di una banconota che non esiste?
Terzo: si prende la briga o lo sfizio? Lo sfizio, il gusto. La centrale dei falsari è a Napoli, l’ipotesi dello sfizio si fa più fondata. Lo sfizio di strafare, di osare. Lo sfizio, il divertimento della sfida. Una sorta di guardiamo se qualcuno ci casca e chi ci casca. Una creatività nel delinquere, una creatività magari a rimetterci e non a guadagnare. Quanti “300 euro” potrai mai sbolognare? Eppure si sono presi lo sfizio di immaginarla e stamparla.
Quarto: fu vero spaccio? Spaccio è quando “spacci” moneta folsa. Qui hanno speso moneta inventata.
Quinto: chi l’ha incassata quella moneta inventata? Non si sa se sia stato un distratto, un ingordo, un folgorato…Non si sa se in una piccola o grande città o in campagna, in un ristorante, farmacia o, dio non voglia, banca.
Sesto: si sa solo che la “trecento euro che non c’è” è passata di mano in Germania. E che quindi c’è una micro astuzia della storia anche nelle micro cronache. Non poteva essere che un rigoroso tedesco a dare un senso allo sfizio di un falsario napoletano.

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